domenica 27 maggio 2007
VENEZIA. I PIATTI CALDI DEL TIMON
Dove incontrare Sandra Altrotempica? Cala la sera. Siamo appena arrivati da Roma a Venezia, timorosi del caldo che avanza e tuttavia speranzosi di refoli.
Al Timon, vicino casa e con tavoli sulle fondamenta. Le lunghe, larghe, dritte fondamenta che costeggiano i canali a nord della città. Pare che oltre ai cicchetti offrano pure un paio di piatti cucinati. E’ l’occasione di provarli.
Certo, Sandra viene dall’altra parte della città, dalla silenziosa e antica zona di San Pietro dal bianco campanile. Ma valutati i vaporini e i ponti, ci accordiamo per un appuntamento al ponte degli Ormesini. Siamo nella zona della città che ospitava i mercanti dell’Oriente, e Ormuz con le pregiate stoffe che venivano di là, l'ormesino appunto, una seta leggera e croccante, ha lasciato il segno nei nomi dei luoghi.
Sandra in dritta e stante attesa ai piedi del ponte, avvolta in uno spolverino fluttuante, con un libro in mano in assorta meditazione, remota come la statua di un profeta, sembrerebbe poter star lì per i prossimi secoli, sotto la pioggia come il bel tempo. Ma come mi vede, riprende forma umana e sciolte le membra mi viene incontro.
I tavoli del Timon sulle fondamenta sono pieni di gente che fittamente beve (riluce nei bicchieri il rosso dello spritz attraversato dell'ultimo sole) e chiacchiera. Abbiamo prenotato; sono le otto. Che faranno i gestori del Timon con questi avventori che hanno l’aria di star così bene dove stanno? Ne buttano qualcuno in canale? Pressappoco. C’era un patto, che sovente si stipula a Venezia: quando arrivano i clienti per la cena, cari siori, si sbaracca.
Ci ritroviamo al tavolo, Sandra, Nunchesto ed io. Sandra, amica di padella, che da Milano è tornata a vivere a Venezia. Si chiacchiera, dapprima un po’ esplorativi, poi sempre più fitto. Si chiacchiera di Venezia, di Roma, di Milano, delle loro differenti osticità e bellezze. Si chiacchiera della Fenice che Sandra conosce così bene, anche nei più riposti angoli in ombra, quelli che poteva frequentare una bambina figlia di un musicista; si chiacchiera del tendone che ha sostituito il teatro negli anni dell’incendio, tanto frequentato da Nunchesto e Artemisia insieme a bizzarri melomani, compagni poi un po’ dispersi dal tempo che passa. Si dice quanto sia difficile tenere una barca a Venezia, città d’acqua che con gli austriaci ha costruito ponti e trasformato in pedoni i remiganti cittadini.
Ma si rievocano anche fiabe: i dodici ragazzi trasformati in cigni, principesse che sferruzzano giubbetti magici davanti al patibolo, mentre mute attendono che il boia seghi loro il collo, le tre melarance che si trasformano in assetate ragazze, streghe brune, giovani e sfortunate, che non ce la faranno mai contro le bionde, per quanti spilloni affatati ficchino loro nella zucca trasformandole in colombe…
E poi ricette di salmoni che cuociono nelle loro stesse lacrime, prodotte da massaggi di zucchero e sale e permanenze in riposti recipienti dove la cuoca li gira e li aromatizza con aneto. Sandra lo chiama salmone alla nordica.
Gli sperati refoli ci sono, la sera scende tranquilla con la sua trasparente veste bruna che va drappeggiando su volti e cose. Nel fondo del cielo che scurisce si intravede ogni tanto un lampo, forse ci sono lontani temporali.
Il giorno dopo ci sarà la Vogalonga, e quando ripasseremo davanti al Timon all’ora di pranzo, vedremo sotto il ritrovato sole una lunga tavolata di vogatori, uno con una medaglia la collo, la snella barca ormeggiata accanto a loro nel canale.
Come sono questi piatti cucinati del Timon? Dopo qualche oscillazione di scelta verso crespelle ai carciofi, agli asparagi, si propende per i classici: crostini con la finocchiona, con il gambuccio, baccalà mantecato di minacciosa abbondanza con la polenta, sarde in saor che pare fossero alquanto “delicate”, senza un tocco veramente sapido di aceto. Biscotti di farina gialla con vino dolce, una crema di amaretti.
Vino: del buon Chardonnais.
Ancora sul Timon, questo post e quest'altro post.
Bacaro AL TIMON
Fondamenta degli Ormesini 2754
Tel. 34 63 20 99 78
Cicchetti, piatto caldo, Chardonnais, 20€ a testa.
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Aggiornamento 2014
Il Timon è diventato decisamente anche un'osteria dove ci si siede a pranzare e cenare; è sempre più popolare, e le fondamenta sono sempre piene di gente che chiacchiera e beve un bicchiere.
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