Gennaio 2023. Festeggiamo l'antropologo. Non che fosse il compleanno, ma gli antropologi vanno festeggiati, sempre. Eravamo in cinque, era appena iniziato il mese di gennaio, si era ancora nel tempo delle feste, non so perchè avevo messo lucette, o forse so perché, volevo avere piccole pozze di conforto nel buio; poi avevo adornato il ramo fino a farlo piegare sotto il peso delle leggere palle di vetro, andavo distribuendo pacchetti. Fuori c'erano due rampicanti in fiore: la bouganvillea che faceva la pazza, e quell'altra dalle foglie grassocce e i fiori gialli che invece fioriva proprio nel suo momento, che è il pieno inverno. Senecio angulatus, senecio rampicante; viene dal Sud Africa e fiorisce dalla primavera avanzata all'inverno. C'era ancora Teo, il mio braccio non era ancora rotto, sembrava quasi che avrei ripreso a cucinicchiare qualcosa; poi c'è stato il lungo periodo dell'immobilità, Teo perso nelle Filippine, l'arrivo di Mercedes con le sue verdurine lesse. Ma qui cucinicchiai, con l'aiuto di Teo. Tutte cose già fatte di recente, e un recupero dal passato, lo stinco al limone, fatto mille e mille anni prima e poi mai più. Questa volta ho usato la Slow Cooker. E venne buono. Dunque, menu: pane guttiau, carasau dorato in forno con un filo d'olio d'oliva e uno spruzzetto di sale; crostini con pere caramellate (appena un po') noci e camembert; vellutata di formaggio e spinaci, dal bel colore e di assoluta semplicità, adatta a una perplessa com'ero; sformato di zucchine di Cecilia, che ancora non sono riuscita a fare come deve essere: più angelico, molto più angelico, però buono abbastanza; lo stinco al limone; una fantastica torta portata dagli ospiti.
Pane guttiau
Crostini con pere carammellate, noci e camembert
Vellutata di formaggio e spinaci
Sformato di zucchine di Cecilia
Stinco al limone
Fantastica torta portata dagli ospiti
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