Da Taccuini storici:
Il biancomangiare non era una ricetta specifica, ma una preparazione medioevale basata sulle qualità del colore bianco, simbolo di purezza e ascetismo. Cibo destinato alle classi superiori, prese il nome dal colore degli ingredienti che prevalevano, come petto di pollo, latte, mandorle, riso, zucchero, lardo, ecc. Era una ricetta dolce o salata, interpretata variamente a seconda delle diverse aree geografiche, perché non esisteva il biancomangiare, ma i biancomangiare. Si ritiene abbia avuto origine in Francia, per la frequente presenza negli antichi ricettari di termini come blanche mangieri, balmagier, bramagére. Diffusosi in Italia intorno all'XI secolo, era presente tra i piatti del celebre banchetto organizzato da Matilde di Canossa per la riappacificazione fra il Papa e l'Imperatore. Nel Liber de coquina (XIV sec.), primo ricettario in volgare, il biancomangiare risulta confezionato con petti di pollo cotti e tagliati a filetti, farina di riso stemperata in latte di capra o di mandorle, il tutto messo a bollire a fuoco lento con zucchero in polvere e lardo bianco sciolto, finche acquisti una certa densità. Lo stesso ricettario propone una variante per la Quaresima, nella quale viene escluso il lardo e parte dominante assumono le mandorle per il loro latte, mentre la carne è sostituita da polpa bianca di pesci e l’aggiunta di porri lessati in acqua. Nel ‘400 Mastro Martino suggerisce una confezione più elaborata e delicata, con l’eliminazione del lardo e l’introduzione di brodo di cappone, mollica di pane bianco, acqua rosata, agresto e zenzero. Altre varianti si incontrano nei ricettari del Messisbugo, dello Scappi, fino ai trattati seicenteschi, in particolare dello Stefani, dai quali si deduce che il biancomangiare era concepito come minestra, secondo piatto o salsa da versare su carni soprattutto lessate. La ricetta più nota di epoca contemporanea venne proposta da Carême, che elaborò una gelatina fatta con latte di mandorle dolcificato. Oggi il biancomangiare è una preparazione dolce e delicata, curiosamente tipica di tre regioni italiane: la Valle d'Aosta, Sardegna e Sicilia. In Valle d'Aosta prende il nome di Blanc Manger e si prepara in due versioni, la prima è fatta con latte di mandorle, la seconda più elaborata utilizza latte di mucca. In Sardegna è un dolce chiamato Menjar blanc, provato in AAA con soddisfazione. In Sicilia il biancomangiare è una crema preparata con mandorle tritate, zucchero, amido, buccia di limone, cannella, e messa a raffreddare in forme di terracotta.
Siamo nella raccolta Creme e Vellutate.
Il biancomangiare non era una ricetta specifica, ma una preparazione medioevale basata sulle qualità del colore bianco, simbolo di purezza e ascetismo. Cibo destinato alle classi superiori, prese il nome dal colore degli ingredienti che prevalevano, come petto di pollo, latte, mandorle, riso, zucchero, lardo, ecc. Era una ricetta dolce o salata, interpretata variamente a seconda delle diverse aree geografiche, perché non esisteva il biancomangiare, ma i biancomangiare. Si ritiene abbia avuto origine in Francia, per la frequente presenza negli antichi ricettari di termini come blanche mangieri, balmagier, bramagére. Diffusosi in Italia intorno all'XI secolo, era presente tra i piatti del celebre banchetto organizzato da Matilde di Canossa per la riappacificazione fra il Papa e l'Imperatore. Nel Liber de coquina (XIV sec.), primo ricettario in volgare, il biancomangiare risulta confezionato con petti di pollo cotti e tagliati a filetti, farina di riso stemperata in latte di capra o di mandorle, il tutto messo a bollire a fuoco lento con zucchero in polvere e lardo bianco sciolto, finche acquisti una certa densità. Lo stesso ricettario propone una variante per la Quaresima, nella quale viene escluso il lardo e parte dominante assumono le mandorle per il loro latte, mentre la carne è sostituita da polpa bianca di pesci e l’aggiunta di porri lessati in acqua. Nel ‘400 Mastro Martino suggerisce una confezione più elaborata e delicata, con l’eliminazione del lardo e l’introduzione di brodo di cappone, mollica di pane bianco, acqua rosata, agresto e zenzero. Altre varianti si incontrano nei ricettari del Messisbugo, dello Scappi, fino ai trattati seicenteschi, in particolare dello Stefani, dai quali si deduce che il biancomangiare era concepito come minestra, secondo piatto o salsa da versare su carni soprattutto lessate. La ricetta più nota di epoca contemporanea venne proposta da Carême, che elaborò una gelatina fatta con latte di mandorle dolcificato. Oggi il biancomangiare è una preparazione dolce e delicata, curiosamente tipica di tre regioni italiane: la Valle d'Aosta, Sardegna e Sicilia. In Valle d'Aosta prende il nome di Blanc Manger e si prepara in due versioni, la prima è fatta con latte di mandorle, la seconda più elaborata utilizza latte di mucca. In Sardegna è un dolce chiamato Menjar blanc, provato in AAA con soddisfazione. In Sicilia il biancomangiare è una crema preparata con mandorle tritate, zucchero, amido, buccia di limone, cannella, e messa a raffreddare in forme di terracotta.
Siamo nella raccolta Creme e Vellutate.
Crema di pollo, mandorle, zenzero
Di Artemisia Comina, che pensa al blanc manger.
Lessare un petto di pollo in acqua aromatizzata con sedano, carota, gambi di prezzemolo, cipolla, chiodo di garofano, pepe nero, sale; farlo a piccoli pezzi. Il brodo lo userete per altri piatti.
Fare della besciamella aromatizzata con noce moscata per mezzo litro di latte, fluida.
Frullare finemente pollo e besciamella, mettere sul fuoco e scaldare.
Aggiungere 200g di farina di mandorle, mescolare.
Diluire con del latte finché la crema non è fluidamente densa. Salare se necessario.
Aggiungere due cucchiaini da tè colmi di zenzero in polvere e del pepe bianco appena macinato, mescolare.
Tostare 150g di scaglie di mandorle in padella secca.
Mettere la crema calda nelle ciotole, cospargere di scaglie di mandorle.
Di Artemisia Comina, che pensa al blanc manger.
Lessare un petto di pollo in acqua aromatizzata con sedano, carota, gambi di prezzemolo, cipolla, chiodo di garofano, pepe nero, sale; farlo a piccoli pezzi. Il brodo lo userete per altri piatti.
Fare della besciamella aromatizzata con noce moscata per mezzo litro di latte, fluida.
Frullare finemente pollo e besciamella, mettere sul fuoco e scaldare.
Aggiungere 200g di farina di mandorle, mescolare.
Diluire con del latte finché la crema non è fluidamente densa. Salare se necessario.
Aggiungere due cucchiaini da tè colmi di zenzero in polvere e del pepe bianco appena macinato, mescolare.
Tostare 150g di scaglie di mandorle in padella secca.
Mettere la crema calda nelle ciotole, cospargere di scaglie di mandorle.
Bellissimo piatto adatto per i miei vecchietti che non stanno bene ma sanno ancora apprezzare una buona pietanza. grazie
RispondiEliminabellissimo piatto, adattissimo anche per i non-vecchietti :))
RispondiEliminaanonimo e niky, mi piace che vi piaccia, e ancor più mi piace pensare a vecchietti consolati da una buona crema.
RispondiEliminain sicilia si fà solo la versione dolce, ed è una ricetta anche del popolo,anzi del popolo x i meno abbienti andavano a cassate granite di gelsomino ecc.... buon w-end
RispondiEliminama pensa che storia! addirittura si risale a matilde di canossa.
RispondiElimina(anche questa ricetta, me la segno: biancomangiare all'Artemisia. Con la maiuscola)
ciao marcella, oggi il bianco mangiare è solo un dolce, sì.
RispondiEliminaa me è venuto di recuperare la minestrina... :)
e adesso ne metto giù un'altra, con l'arancia.
buon we!
essì, francesca, maiuscola, sennò ti tocca metterci l'erba, magari l'assenzio :))
RispondiEliminaquesta poi!!! lo dico io che mi perdo sempre il meglio....ma anche in ritardo segno e copio ;-)
RispondiEliminaastro, potrai sentirti matilde di canossa!
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