Di Artemisia
La geniale Micragna, che chiamo mia invenzione, è perfetta con una tazza da tè di qualsiasi cosa per la sua farcia. Perché riesca, perché sia una vera Micragna, poca farcia e molto olio o non sarà croccante. E schiacciare! Di Micragne ce ne sono varie: Torte salate. Micragne.
Una tazza da tè di ricotta.
Mescolarvi intimamente della nduja a piacere.
Pasta matta
200g di farina00 in una ciotola; aggiungere 2 cucchiai di olio d’oliva extravergine e un sorso di acqua. Mescolare con una forchetta. Aggiungere acqua fino a quando non si forma l’impasto - morbido! - e non c’è quasi più farina sui lati della ciotola.
Buttarla su un piano infarinato, impastare fino a impasto liscio.
Far riposare la palla di pasta sotto la ciotola rovesciata una decina di minuti.
Dividerla in due.
Stendere la prima pasta molto finemente, adeguandola per forma e dimensioni a una teglia rettangolare da forno – di quelle grandi, che occupano tutto il vano - molto bene oliata di olio exravergine, dove si deporrà.
L’impasto deve coincidere con il perimetro della teglia.
Se si fanno buchi, rattoppare impavidi.
Disseminare - con vuoti - di cucchiaiate di ricotta e nduja.
Coprire con la seconda sfoglia di pasta, sigillare bene i bordi.
Pressare tutta la superficie con il palmo delle mani, schiacciandola garbatamente ma con convinzione, facendo assumere alla Micragna la forma della teglia, fino ai bordi.
Fare numerose fossette con la punta delle dita. Eventuali lacerazioni servono da sfiatatoi.
Fare sul coperchio della Micragna un giro d’olio d’oliva e.v., cospargerlo bene, se si vuole spennellando.
Forno al massimo - qui 275° - per 10 minuti.
Tagliare la Micragna ricavandone otto porzioni.
Mangiare bollente e croccante; ma è buona anche a temperatura ambiente. Ottima scaldata nel tostapane.
Croccantella, chissà che buona!
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