martedì 20 aprile 2010
BORGOGNA DEL SUD. CHATEAU D'IGE'. IL DILUVIO DEGLI AMOUSE BOUCHE
Siamo in attesa di iniziare la nostra prima cena borgognona; come altre volte, l'ingresso in Borgogna e la prima tappa è al sud, nel Mâconnais; ancora una volta siamo allo Château d'Igé, nella veranda che dà sul giardino. Ci portano il menu, fuori annotta, c'è una coppia di americani impegnati nella nostra stessa impresa; chiacchierano a voce alta ed entusiasta con Madame, la proprietaria, che va disidratandosi di anno in anno, ma che non cessa di cambiare golfino per la sera, e questa volta è nero con fili d'argento.
Arriva l'amuse bouche. Non uno, ma tre. E' solo l'inizio, in questo nostro viaggio. Apprenderemo rapidamente che gli amuse bouche sono andati moltiplicandosi, e nelle prossime cene spesso dopo tre microscopici, ne arriveranno altri un po' più polputi. Il ritmo di sei è tutt'altro che inusuale. L'inizio del pasto va così costellandosi di piccoli assaggi, di preparazioni miniaturizzate che riecheggiano la fine, con le friandise.
A Igé ci capita di vederci dedicato un cameriere in apprendimento, o forse – data la sua età non adolescenziale - qualcosa di più: sinceramente perso in qualche diluvio emozionale; trema a ogni dichiarazione di ingrediente come se lo stesse interrogando un babbo cattivo, sussurra, e ci induce a fargli ripetere due volte cosa stia dicendo, per concludere con un’estrema approssimazione di dati, che rende irrecuperabile il sapere quale tipo di pane abbiamo mangiato.
Forse è appena arrivato a Igé, forse è il nipote imbranato di Madame appena uscito da una scuola alberghiera; quando ci vengono serviti gli amuse bouche nella veranda, prima di andare nel ristorante, socchiude la mano destra che teneva chiusa a pugno e senza nascondersi ma neppure facendolo apertamente, inizia a sbirciare di sguincio un minuscolo fogliettino rettangolare assai strapazzato in cui c’è scritto cosa ci sta ammannendo, che – disgrazia – è pure molteplice. Ovvero l’interesse di questi amuse bouche, come dicevo, è che invece di essere una sola cosa come spesso, sono ben tre complicati bocconcini: una zuppierina di vellutata di patate dolci con dentro tre minuscolissimi ravioli farciti non chiedetemi di che, poiché nei sussurri incerti e sudati mi è sfuggito, una mousse di asparagi con infilato qualcosa (idem: boh) di disidratato e croccante, un budinetto in cui c’entrava dell’aringa affumicata, delle uova di pesce e una spuma di chissache (sembrava che lo chef si fosse accanito contro il disgraziato, effettivamente).
Mamma mia, che meraviglia! Adoro la Borgogna...
RispondiEliminache meraviglia, avrei una mezza idea di andarci quest'estate, mi sto convincendo sempre di più a vedere e leggere dalle tue parti1
RispondiEliminaLeggo sempre questo blog con immenso piacere.
RispondiEliminaLo vivo come quelle belle letture che si fanno quando si è da soli, che ti rilassano e ti fanno stare bene.
E' proprio una piacevole sensazione.
allora esistono davvero questi posti fiabeschi, di assoluta perfezione, gusto, pulizia, tranquillità? e gli esseri umani che li abitano come sono? sarei molto curiosa di conoscere anche quelli, soprattutto per cercare di capire se siffatti ambienti e paesaggi riescono a placare inquietudini, dissolvere avversità, fugare dubbi... insomma sono felici, o almeno lo sembrano? ciao artemisia, ti prego fatti sentire, batti un colpo!
RispondiEliminatenero, legge il fogliettino :D
RispondiEliminala spuma di chissà che che c'entra l'aringa mi piace davvero tanto e sa di cappellaio matto.
RispondiEliminanon so se la citazione colta possa calzare allo spirito della borbogna a me una spuma di chissache dice mille cose così come i ravioli microscopici riempiti non mi chiedete come.
un abbraccio commosso al cameriere che senza volerlo spingerà in cucina
la descrizione dell'imbarazzata fatica del cameriere è così viva che mi è sembrato di essere seduta lì con voi a cercare di afferrare i sussurri! forse teme madame...
RispondiEliminaIn fondo, perché viaggiare quando lo fai tu e cogli tutto quel che c'è da cogliere?
RispondiEliminaLa mia inamovibilità ringrazia, però con questi amuse bouche vorrei stringere una conoscenza non vicaria...
grazie a tutti, di avervi compagni nel racconto e nel ricordo.
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