martedì 17 maggio 2016

Frittelle di mele di Celeste



Arte' dedica alle frittelle una bambina di giardino (ce ne sono, come ce ne sono di terrazzo, di cortile, di città, di campagna), come fu Mentuccia (fu pure di soffitta, ma questa è un'altra storia); tali bambine giocano con sassi, erba, foglie, fiori, e si fanno formiche per fare giardini alle formiche, allineando verzure e facendo vialetti per le disgraziate che capitano loro a tiro, sfortunate soprattuto quando l'architetta dei giardini vuole mettervi laghetti e fiumi secondo lo stile inglese. Chi fu bimba di giadino (o di soffitta) lo resta per sempre. Artemisia, che pure lo fu, conserva con cura oggi come allora semi e cortecce. Frittelle di mele magnifiche ci furono nel menu di Novembre2010. Una festa a sorpresa nella quale si riesce a far cucinare il festeggiato

Da Mentuccia Fibrena; attingo di nuovo dal quaderno di mia madre, Aida; non fate un romanzo: non sono ricette che ricordano un'operosa vita di cuoca, ma appunti di giovine sposa presto stufa di tenerle in armonioso ordine; anzi, forse stufa lo fu subito, perché questa è chiaramente non è scritta da lei, sia per stile ironico che per ordinata scrittura. Sospetto Giovanni, suo marito e mio padre, trovando nella stesura la precisione di un atto notarile, liberata di contenuti noiosi e finalmente dedita a esplorare il mondo. C' è in ballo anche un altro personaggio, Celeste la cerluea, la moglie del farmacista, l'amica del cuore; infatti quella, cercando pure lei di addomesticarla in estremis, diede ad Aida molti appunti di ricette quando andò sposa a Giovanni. Questa è una di quelle. Allora, trascrivendo alla lettera:

Un chilo di grosse mele, di quelle che hanno la buccia qua molto rossa e là piuttosto verde. Togliete a ognuna, con ogni cura, la sottile buccia, e con ogni parsimonia l'aderente polpa. Se possedete l'apposito istrumento togliete a tutte il torsolo, altrimenti tagliate ogni mela sbucciata in tante fette trasversali rotonde, alte circa mezzo centimetro e con un coltellino appuntito togliete il torsolo dal centro di ogni fetta.

Disponete queste a strati in una insalatiera, e di mano in mano spolverate ognuna di zucchero e sopra ognuna sgocciolate qualche poco di rhum (o di cognac oppure di marsala o semplice vino bianco).

Coprite l'insalatiera con un piatto e fate riposare per due ore, affinchè le mele si imbevano dello zucchero e dell'alcool.

Mezz'ora prima di cena, sbattete in un'insalatiera due cucchiai di zucchero e due uova intere, a poco a poco aggiungerete farina bianca fino ad ottenere una pasta molto densa, e poscia sempre a poco a poco e sempre mescolando, aggiungete latte, fino a ottenere una pastella omogenea e densa quanto... un assai molle polenta.

Ponete a fuoco, in padella di ferro, dell'olio (Nota di curatore: d'oliva e ottimo, non c'era altro).

Quando bolle, immergete nella pastella ad una ad una le fette di mele servendovi della forchetta.

Buttate nella padella ogni fetta dopo averne lasciato sgocciolare l'eccesso di pastella, ma buttate non più di due o tre fette la volta.

Togliete dalla padella quando sull'una e sull'altra faccia le fette le vedrete tutte rigonfie ed imbrunite.

Stendetele mano a mano su carta asciugante  per togliere un po' di grasso, inzuccheratele e servitele calde.



 

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