In tutto il blu freddo e umido del Sultanahmet semideserto di una sera di dicembre, il caldo invito colorato delle stoffe è stato irresistibile e massimamente accogliente. Dietro la Moschea Blu, c'è il bazar di Arasta, aperto anche quando gli altri negozi sono chiusi. Eccomi lì a cercare, ancora una volta, un paio di metri di ikat. La cultura della stoffa, così antica, così lunga nei millenni, ancora propone una piccola, affascinante eredità.
che bei post su Istanbul, da centellinare con calma uno ad uno accarezzando il proposito di tornare presto in quella città magica. grazie
RispondiEliminaIncantata ho seguito a ritroso tutto il percorso, dalle stoffe alle case in legno, passando per gli arabeschio delle sedie fino ai colori della moschea e allo stampo con il gatto!
RispondiEliminaMi sono riempita gli occhi di luce e sogni.
Grazie!
nasinasi
Hai spalancata una finestra dalla quale godere un panorama magico e intrigante...grazie.
RispondiEliminaMarinaP.
ho una sorta di attrazione fatale verso gli inventari di cose. sarà la molteplicità la ripetizione, la variazione del più piccolo particolare a irretirmi.
RispondiEliminaPer cui che meraviglia questi scatti.
nina
istanbul è tra i luoghi del mondo che più sogno di visitare, e non so nemmeno io il perchè, al di là del fascino che indubbiamente esercita su di me tutto il medioriente, e tutto quanto sta a metà, non è questo e non è quello, perchè vi intravvedo una ricchezza infinita... ricordo che quando andai in vacanza a Kos parte della mia felicità era data dal fatto di trovarmi così vicina alla costa turca, mi bastava saperla laggiù per sentirmi inebriata (e non per effetto dell'ouzo, sono astemia, mio malgrado)... grazie artemisia, bentornata!
RispondiEliminazuccotto in capo
RispondiEliminase vuoi fare il moghul
se stai a Istanbul
dede, Istanbul fu dono imprevisto sulla strada per la Siria (costato per altro la perdita di Aleppo). mai c'ero stata d'inverno, e mi ha incantato l'assenza di turisti, il silenzio blu, lo sciamare turco, anzi anatolico, che la città diventa sempre più turca e contadina, uccelli scuri nel buio, in cielo e in terra.
RispondiEliminamicia, ci sono adesso sassi ellenistici e romani, pani siriani e macine dell'età del bronzo, verrà un immenso castello dei crociati e qualche vetro damasceno :))
RispondiEliminamarina, grazie a te, sempre gentile.
RispondiEliminanina, quanto ad amare la ripetitività con variazioni, siamo in concorrenza. secondo me, è l'apprendimento di una lingua, che un unico oggetto non può dare.
RispondiEliminaah sì, frenci, bisogna che tu ci metta piede. è l'estraneità che ci appartiene intimamente, è questo che è essenziale scoprire.
RispondiEliminapap, sto già a rimpiangere di non averne comperato uno.
RispondiEliminache peccato ....questo mi è sfuggito ;-((
RispondiEliminaArtemisia, avrei giurato che uno di quegli allegri zuccotti l'avessi preso!
RispondiEliminasarà per la prossima volta :)
astro, capisco il dolore ;)
RispondiEliminaniky, non girare il coltello...
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