giovedì 5 marzo 2009

ROMA. OGGI ANDIAMO A MANGIARE AL MARE.


Sapete di quei sughi dove gli elementi che li compongono sembrano essere stati uniti assieme all’ultimo momento, prima che una qualsiasi non dico intimità, ma almeno vaga conoscenza potesse instaurarsi tra loro? Quei sughi dove il pomodoro pare appena uscito dalla scatola, ancora stordito di trovarsi all’aria aperta, aspramente e densamente rosseggiante, e il pesce che lo accompagna lo guarda in cagnesco mentre affoga con disonore dentro di lui? Quei sughi ove la vongola, indisposta e irritata, ancora rilascia un po’ della sua sabbia? Non sto ad insistere.

Nunchesto è stato preso da una voglia, e per quanto io abbia fatto resistenza in modo abbastanza consistente da rimandare la cosa per due fine settimana, poiché la mia sfera di cristallo mandava sinistri bagliori ogni volta che doveva fare predizioni sulla cosa, alla fine siamo andati a Fiumicino a mangiare il pesce. Non vi dico della strada e del luogo, che non sono un gran che anche in una bella giornata di sole invernale, vi dico solo che Bastianelli, uno dei miti della romanità, non mi piacque. Nunchesto fu concorde.

Bastianelli al molo,
Fiumicino, Roma.

Disegno di Artè.

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