martedì 22 aprile 2008

TOSCANA. FIRENZE. IN CERCA DI RIFUGIO, IL CAFFÉ RIVOIRE.














E’ noto che le città d’arte italiane sono minaccia e spavento per il turista in cerca di comfort. Firenze massimamente. Dove trovare rifugio? Parrà strano, ma alla fine Rivoire, proprio in piazza della Signoria, il più noto tra i caffé storici, non offende e perfino conforta. Bisognosi di un piccolo pasto, di un tetto, di una sedia, di non essere assordati, avvelenati, bistrattati, ci infilammo ancora una volta da Rivoire. E i camerieri, ironici ma non sarcastici, svelti ma non troppo sbrigativi, esperti ma non marpioni, ci dissero che sì, potevano avere dei panini, del vino, dell’acqua nella riposante sala interna trafficata ma non invasa, dalle grandi vetrate che promettono cieli e logge, nuvole e torri merlate. Non sperate di cavarvela a buon mercato, ovviamente; ma quante ne volete!

Piccola nota. Piccioni, cinesi, turisti, tutti visti come massa informe e uguale, fatta di individui reiterati e identici. Non è vero né per i piccioni, né per i cinesi, né per i turisti. Guardate quella coppia dai bianchi capelli che si intravede a sinistra, al di là della vetrina. Vivaci, con il soleggiato tramonto della bella giovinezza che ancora li illumina, curiosi, trafficando con libri e guide progettano la prossima meta. I turisti sognanti ed esplorativi sono la vita di queste borbottose, malmostose città italiane che ne parlano, tutto assimilando, come fossero mosche o gramigna; sono la speranza che continui quella indispensabile letteratura che le rese seducenti e diede loro l’identità.

Gira e rigira, su Rivoire ci sono già altri post: 1 e 2.

4 commenti:

dede leoncedis ha detto...

cosa darei per aver fatto io la foto del bambinetto

artemisia comina ha detto...

dede :)

cocozza ha detto...

Come sempre le tue foto raccontano cosi bene,io del caffè RIVOIRE ho un bellissimo ricordo avevo circa 18 anni e proprio avanti a questo caffè con amici e il mio attuale marito cantammo e suonammo per tutta la notte,anche con dei ragazzi di Brescia con la chitarra che suonavano Pino Daniele cosi bene che passò la notte e non ce ne siamo neanche accorti.
ciao cocozza

artemisia comina ha detto...

bel ricordo, cocozza!

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