mercoledì 8 dicembre 2010

IL DRAGO E SANTA MARGHERITA



Era un pezzo che in Viceversa: la bestia mangia l'uomo volevo raccontare di Santa Margherita; ma non riuscivo a ritrovare lo scritto di Panofski che ritenevo indispensabile per raccapezzarne la storia. Finalmente è venuto fuori proprio da quel libro che continuavo a consultare senza vedere che ciò che cercavo era lì: ho ringraziato Santa Cecilia, protettrice degli occhi, e adesso potrò dirvi tutto.

Panofski è uno dei miei scrittori preferiti: uno storico dell'arte in fuga dalla Germania in guerra con un bagaglio di profonda erudizione, solida fantasia e un'amorosa sapienza del mondo antico e medioevale e rinascimentale; felice bagaglio, che gli permise di seguire entro le opere d'arte figurativa le tracce dei pensieri degli uomini che migrano come instancabili pellegrini attraversando epoche e luoghi, mutando forma e conservandola al tempo stesso.

In uno di questi inseguimenti troviamo Margherita, la santa che venne inghiottita da un diavolo-drago, e che grazie al fatto che portava con sè una piccola croce, riuscì a balzarne fuori lacerandolo con essa, rinascendone come fece Minerva dalla testa di Giove.

Al tempo stesso, come in questa miniatura che mi piace assai, si potrebbe dire che con Santa Margherita e il drago venne creata una strana creatura bifronte, mezza drago e mezza fanciulla (qui il drago le tiene le coda come una damigella a un matrimonio).


Ma questo non basta. Santa Margherita si confuse, in quei pellegrinaggi di pensieri e immagini di cui vi dicevo, con Santa Marta. Quella che abbindolò e disfece un altro povero drago, la famosa, buffa Tarasca, della quale ho già parlato. Così certe rappresentazioni di Santa Margherita si fondono con quelle di Santa Marta. Ma non basta. Santa Margherita e Santa Marta vengono a loro volta confuse e assimilate alla principessa di Trebisonda, quella che venne salvata da San Giorgio e che era a sua volta minacciata da un drago antropofago. Un drago perennemente deluso nella sua legittima fame è il filo rosso che lega le tre appetitose fanciulle.


Così capita che ci siano certe rappresentazioni di Santa Margherita dove compare un laccio che, come si fa con un guinzaglio, tiene il drago per il collo, come fece Santa Marta che domesticò e legò con la sua cintura il collo della disgraziata, ammansita Tarasca (che fece malissimo ad abboccare a questa finta amicizia: in realtà, la Santa portò la povera bestia al macello); oppure, sul terreno compaiono dei teschi, così come accade nelle rappresentazioni di San Giorgio, il cui drago prima dell'amara sconfitta che questo gli inflisse, era riuscito a papparsi principi e principesse i cui amari resti giacciono al suolo (fatto eccezionale tra i nostri draghi, generalmente digiuni).


Panofski testimonia con i suoi studi della prolificità della confusione, che appartiene al nostro pensiero non solo per minacciarci e per perderci, ma anche in modo funzionale e creativo, come ci ha detto Matte Blanco, lo psicoanalista cileno che ha studiato il contributo dell'inconscio al modo di funzionare della nostra mente.

Due post in cui AAA parla di Santa Marta, e della triste storia della buffa Tarasca, qui e qui.

La miniatura, da aedilis.irht.cnrs.fr

Papavero

a quel drago in me
-addomesticabile-
moine e cortesie

5 commenti:

isolina ha detto...

fascino fascino

Ana Miravalles ha detto...

belle storie! E inoltre, per me che ho da spiegare finto castello (1932 centrale elettrica) con un bel sangiorgio fatto da uno scultore veneziano migrato in ARgentina, che trafigge un drago a centinaia di bambini (e non tanto), di grande interesse, per rendere il mio racconto più raccapriciante, più colorito, più accattivante ja ja ja... Grazie!

papavero di campo ha detto...

a quel drago in me
-addomesticabile-
moine e cortesie

artemisia comina ha detto...

bellissimo parlare di draghi ai bambini, li capiscono.

orsy ha detto...

deh, sempre affabula, miranda affabulatrice!

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